Siddiq Barmak

regista e produttore cinematografico afghano

Siddiq Barmak (Panjshir, 7 settembre 1962) è un produttore cinematografico, sceneggiatore e regista cinematografico afghano.

Siddiq Barmak

Barmak è considerato una delle figure più celebri e rivoluzionarie del cinema afghano e di tutto il mondo arabo.[1]

Con il film Osama, ha raggiunto il successo e vinto il Golden Globe per il miglior film straniero nel 2004.[2]

Biografia

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Infanzia e formazione

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Nato nella provincia del Panjshir, Siddiq Barmak trascorre tutta la giovinezza nella capitale afghana Kabul. Nonostante la povertà in cui da sempre vive la sua famiglia, lavorando la sera, Siddiq riesce a completare il ciclo di studi fino alla scuola superiore.

In seguito, per poter inseguire la sua passione per il cinema e l'arte, si trasferisce a Mosca, in Russia, dove ottiene una borsa di studio e può studiare nonostante non abbia le possibilità economiche.

All'Università di Mosca si laurea in arte cinematografica con il massimo dei voti, e torna per lavorare come regista in Afghanistan.[3]

I primi anni

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Dal 1992 al 1996 Barmak è stato capo dell'Organizzazione Cinematografica Afghana: tuttavia, con l'ascesa al potere dei talebani, qualsiasi arte compreso il cinema viene bandita, l'organizzazione viene chiusa, e Barmak viene addirittura esiliato e mandato in Pakistan.[4]

Solo alla caduta del regime nel 2001, Barmak può ritornare in Afghanistan, dove rifonda l'Organizzazione Cinematografica e crea anche la Buddha Film Organisation. Tuttavia, purtroppo, tutti i lungometraggi realizzati dal regista prima della presa di potere dei talebani sono stati confiscati dal regime e distrutti, e perciò oggi sono andati perduti.

Per realizzare il suo capolavoro Osama, Barmak ha dovuto investito quasi tutti i propri risparmi, che però non sono bastati, e ai quali perciò sono stati aggiunti ulteriori finanziamenti inviati da produttori di tutto il mondo, tra cui statunitensi, giapponesi e irlandesi.[5]

Il successo

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Per Osama, Barmak, tra i moltissimi riconoscimenti ottenuti, ha ricevuto la "Medaglia d'oro Fellini" da parte dell'UNESCO, per essere stato il primo a rappresentare e denunciare in un'opera la pratica afghana ancora vigente del Bacha posh.[6] Fra l'altro Osama si tratta del primo film realizzato in Afghanistan in seguito alla caduta dei talebani.

Nel 2008 Barmak torna alla regia, per dirigere il lungometraggio Opium War, che narra delle tragiche tensioni tra Stati Uniti, Russia e Afghanistan dopo la conquista di quest'ultimo da parte degli americani.[7] Per esso, Barmak vince il Marc'Aurelio d'oro per il miglior film al Festival del Cinema di Roma del 2008.[8]

Cause politiche e sociali

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Siddiq Barmak ha dichiarato che, attraverso i suoi film e sceneggiature, ha sempre avuto intenzione di denunciare aspetti importanti e scottanti del suo Paese natale, l'Afghanistan. Primo fra tutti vi è il repressivo regime talebano, che ha reso la condizione delle donne drammatica dagli anni '90 ad oggi. Altro tema importante sono i drammi che i continui domini e conquiste da parte di Stati stranieri hanno causato all'Afghanistan.

Barmak ha infatti dichiarato:

"È molto importante per il nostro cinema parlare della società afgana. Il cinema è molto potente. Al momento, ancora, l’85% degli afgani sono analfabeti, non possono dunque leggere libri o giornali. Quindi il potere delle immagini può essere veramente grande e aiutare la gente a comprendere ciò che accade. Nel caso di Osama, ad esempio, ho cambiato il titolo e il finale, che altrimenti sarebbero stati troppo ottimistici e idealisti. Nel primo finale le donne riuscivano a fuggire e a realizzare i loro sogni. Tuttavia, montando il film, mi sono reso conto che le donne afgane non hanno ancora ottenuto la libertà, e la bambina, che rappresenta la parte femminile della società afgana, vive ancora rinchiusa in casa come in una prigione. Dopo 23 anni di guerra, naturalmente, le cose non cambiano in una notte: c’è bisogno di almeno quattro, cinque o anche dieci anni perché le cose cambino davvero."[9]

Siddiq Barmak è un fervido sostenitore dei diritti delle donne e un attivo oppositore del regime.[10]

Barmak è anche direttore dell'Afghan Children Education Movement (ACEM), un'associazione atta a promuovere l'alfabetizzazione, le arti e la cultura ai bambini.[11][12] Inoltre l'associazione funge anche da scuola che forma giovani attori e registi del cinema afghano emergente. L'ACEM è supportata dall'UNESCO.[13]

Filmografia

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Regista

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  • Divar (1984)
  • Circle (1985)
  • Bigana (1987)
  • Osama (2003)
  • Opium War (2008)

Sceneggiatore

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Riconoscimenti[14]

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  1. ^ My favourite Afghan filmmakers, su IMDb. URL consultato il 21 settembre 2024.
  2. ^ (EN) Siddiq Barmak, su Golden Globes. URL consultato il 21 settembre 2024.
  3. ^ (EN) Siddiq Barmak | ZKM, su zkm.de, 11 luglio 2024. URL consultato il 21 settembre 2024.
  4. ^ Database, su www.afghan-bios.info. URL consultato il 21 settembre 2024.
  5. ^ (EN) James Meek, Through the dark black smoke of war, in The Guardian, 16 gennaio 2004. URL consultato il 21 settembre 2024.
  6. ^ KUNA : Afghan directors "Osama" gets Unesco film prize - Culture & Art - 12/06/2003, su www.kuna.net.kw. URL consultato il 21 settembre 2024.
  7. ^ Peter Bussian, Joe Suba e Fawad Samani, Opium War, Barmak Film, Cineclick Asia, Happinet. URL consultato il 21 settembre 2024.
  8. ^ Opium War (2008) - Premi - IMDb. URL consultato il 21 settembre 2024.
  9. ^ OSAMA, su www.giffonifilmfestival.it. URL consultato il 21 settembre 2024.
  10. ^ researchgate.net, https://www.researchgate.net/publication/327937674_Analysis_on_Islamic_Women's_Right_and_Liberation_in_An_Iranian_Film_Osama.
  11. ^ opendemocracy.net, https://www.opendemocracy.net/en/author/siddiq-barmak/.
  12. ^ (EN) 1000 Afghans to Learn How to Read & Write in Iran, su Tehran Times, 26 gennaio 2002. URL consultato il 21 settembre 2024.
  13. ^ BFI | Sight & Sound | Afghan Aftermath, su old.bfi.org.uk. URL consultato il 21 settembre 2024.
  14. ^ Siddiq Barmak - Premi, su IMDb. URL consultato il 21 settembre 2024.
  15. ^ Winners & Nominees 2004 | Golden Globes, su web.archive.org, 16 febbraio 2020. URL consultato il 21 settembre 2024 (archiviato dall'url originale il 16 febbraio 2020).

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Collegamenti esterni

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