Conscript - Recensione

L’orrore in pixel della prima guerra mondiale.

Conscript – La recensione

Sviluppato dall’esordiente Jordan Mochi nel corso di sei anni (e già questo è un piccolo miracolo), Conscript è un survival horror indie a sfondo bellico che attraverso una tetrissima pixel art ci catapulta nelle trincee fangose e nei campi di battaglia devastati della prima guerra mondiale, più precisamente durante la battaglia di Verdun del 1916 (uno dei più grandi mattatoi a cielo aperto che la storia ricordi). Un'ambientazione inedita e coraggiosa, almeno per un survival horror, che però non rappresenta l’unico spunto vincente del gioco.

Trincee di sangue

In Conscript, titolo disponibile per PC, PlayStation 4/5, Switch, Xbox One e Xbox Series X/S, si vestono i panni di Andre, un giovane soldato francese che si ritrova a combattere sul fronte occidentale insieme al fratello Pierre. Quando quest'ultimo viene catturato durante un'offensiva tedesca, Andre si imbarca in una disperata missione di salvataggio fra trincee labirintiche, forti bombardati, villaggi ridotti in macerie e brevi flashback sulla vita pacifica e serena dei due fratelli prima della guerra, che riescono a creare un contrasto straniante (e straziante) con la crudezza del conflitto.


Ogni scenario è ricreato con una cura maniacale per i dettagli storici, dalla riproduzione delle uniformi e delle armi alle piccole storie personali celate negli oggetti collezionabili. Sfruttando inoltre un sapiente uso degli ambienti e del design audio, Conscript riesce a ricreare un’atmosfera opprimente e claustrofobica della guerra di trincea vista raramente in un videogioco, tra cumuli di cadaveri e carcasse di animali in decomposizione, nubi di gas tossico e il frastuono incessante dell'artiglieria. Ne esce un incubo horror privo di mostri o creature soprannaturali ma, proprio per questo, ancora più spaventoso e quindi perfetto per fungere da ambientazione di un survival horror vecchia scuola.

Il gameplay, infatti, riprende fedelmente le meccaniche dei primi Resident Evil e Silent Hill, con un'enfasi costante sulla gestione delle risorse (che ovviamente non abbondano) e dell’inventario, oltre che sull'esplorazione ambientale. Munizioni, kit medici, ma anche oggetti chiave come maschere antigas e dinamite sono costantemente razionati, costringendo il giocatore a pianificare con cura ogni mossa e ogni scontro. La possibilità di salvare i progressi consumando preziosi fogli di carta per la macchina da scrivere, disseminata in punti strategici dei livelli, aggiunge un ulteriore livello di tensione e difficoltà, soprattutto per chi non è abituato a questo genere di struttura vecchio stile.

Perdersi nell'orrore

Ogni area del gioco è un dedalo di trincee, bunker e gallerie interconnesse, con porte bloccate da lucchetti a combinazione e scorciatoie da sbloccare. I livelli sono infatti strutturati come un intricato metroidvania e danno vita a un level design intricato e stratificato, che incoraggia un approccio metodico e attento ai dettagli ambientali e a una buona capacità mnemonica, considerando che non esiste una mini-mappa a schermo e che quella nel menu non è il massimo della chiarezza.

Anche il sistema di combattimento non è una passeggiata di piacere. Seppur con qualche concessione alla modernità come l'immancabile mossa evasiva, combattere in Conscript si rivela deliberatamente un’azione lenta e macchinosa. Mirare con un'arma richiede tempo, lasciando Andre esposto agli attacchi nemici, mentre ricaricare durante uno scontro è praticamente impossibile senza incorrere in guai seri (e la stamina impedisce di correre e scappare ad libitum). Una scelta azzeccata sia per il realismo (le armi dell’epoca non erano certo come quelle odierne), sia per trasmettere la goffaggine e il terrore di giovani soldati inesperti catapultati in uno scenario da incubo.

Il risultato, come in ogni “vecchio” survival-horror che si rispetti, è che ogni scontro va affrontato con estrema cura. Non a caso, spesso è infatti preferibile optare per un approccio furtivo, magari eliminando un nemico con un colpo di pala alle spalle piuttosto che ingaggiare un confronto diretto a colpi di fucile e baionetta.

Sopravvivere... all'inventario

Conscript riesce inoltre a offrire una discreta varietà di nemici, dai semplici fanti con il fucile ai massicci soldati corazzati armati di ascia (gli avversari sicuramente più horror del gioco), passando per gli ufficiali con la spada e i temibili lanciafiamme. Ci sono persino i ratti (altra triste concessione al realismo storico), che compaiono nei capitoli avanzati del gioco per dare la caccia al protagonista in un chiaro omaggio agli zombie dei classici del genere. Il loro arrivo segna tra l'altro un deciso cambio di ritmo nella campagna, introducendo sezioni più orientate all'azione e al puro survival.

Il backtracking, meccanica spesso abusata nei survival horror, assume qui un nuovo significato. Ritornare infatti in aree già visitate con nuovi strumenti, come una maschera antigas o un lanciafiamme, non solo apre nuove strade e possibilità, ma cambia anche la percezione degli ambienti. Preparatevi poi a trascorrere moltissimo tempo nella schermata dell’inventario, che è ovviamente piccolo, dagli slot limitati, e necessita continuamente di un’accurata gestione tra oggetti da scartare, consumare, raccogliere o lasciare negli appositi depositi. C’è anche un sistema di crafting, che seppur essenziale si integra perfettamente con questa filosofia di penuria e scarsità. Combinare i pochi materiali raccolti per creare munizioni speciali o oggetti curativi diventa un'abilità di sopravvivenza cruciale, che spesso è l'unica via d'uscita dalle situazioni più disperate.


L'atmosfera opprimente e allucinata è senza dubbio un altro punto di forza del gioco. La scelta di una palette quasi monocromatica, dominata da toni spenti e tendenti al seppia, come a voler imitare le fotografie d'epoca, contribuisce a creare un senso di straniamento e di distanza temporale. Gli ambienti risultano allo stesso tempo realistici e distorti, mentre la scarsa illuminazione, i bagliori innaturali, la nebbia e le esalazioni tossiche confondono i contorni di nemici e alleati. Un comparto grafico del tutto al servizio dell’atmosfera e dell’ambientazione che risulta perfetto per il tipo di gioco, così come dettagli commoventi come le foto dei propri cari che i soldati nemici nascondono nelle tasche, o le lettere strazianti che si possono raccogliere nei bunker.

Se fin qui ho parlato di Conscript quasi esclusivamente in toni molto positivi, non tutto è perfetto. La difficoltà generale può infatti spezzare eccessivamente il ritmo e sfociare in situazioni frustranti tra lunghe fasi di trial and error, scarsità di checkpoint e la necessità di consumare preziose risorse per salvare i progressi. Il rischio di perdersi in queste ambientazioni così labirintiche è inoltre molto alto e non fa altro che aumentare il senso di smarrimento; non che sia una cosa negativa, visto anche il tenore visivo e narrativo del gioco, ma una mappa più comprensibile e qualche aiuto in più in tal senso avrebbero fatto fatto decisamente comodo.

Verdetto

Conscript è un gioco che lascia il segno. La sua rappresentazione cruda e realistica della prima guerra mondiale, unita a meccaniche di survival vecchio stile collaudate e a un'atmosfera da incubo, lo rende un'esperienza horror-bellica tanto coinvolgente quanto disturbante. Non sottovalutate però la sua difficoltà e tenente conto che 12-13 ore in un mondo di gioco così perennemente cupo e opprimente potrebbero non essere digeribili da tutti.

In questo articolo

Conscript

Catchweight Studio
  • Piattaforma

Conscript – La recensione

8.5
Buono
Nonostante alcune imperfezioni di bilanciamento, l'atmosfera da incubo, il gameplay teso e la profondità tematica rendono Conscript un survival horror vecchio stile imperdibile per chi vuole immergersi in una delle esperienze più cupe e opprimenti dell’anno.
Conscript