Yars Rising - Recensione

Vecchio e nuovo si mescolano nel nuovo metroidvania dai creatori di River City Girls.

Yars Rising - La recensione

Ammetto di non aver mai incrociato gli sprite di Yars’ Revenge su Atari 2600 (console che tra l’altro non ho mai posseduto), classicissimo shooter “fisso” del 1982 sulla scia dell’ancor più mitico Star Castle che da allora a oggi ha dato vita ad almeno altri cinque titoli tra sequel e reboot. Se però queste uscite riprendevano bene o male il genere del capostipite, con Yars Rising Atari ha deciso di cambiare completamente rotta, affidando all’esperto team di WayForward Technologies (qui alle prese con il terzo dei suoi quattro giochi di quest’anno) il compito di sviluppare un metroidvania 2.5D senza però dimenticare il giusto riconoscimento al classico di oltre quarant’anni fa.

Una hacker di nome Emi

Disponibile su PC e console (io l’ho testato su Switch), Yars Rising unisce infatti gli stilemi di un tipico metroidvania (soprattutto nel level design con scorciatoie da sbloccare e un bel po’ di backtracking) con mini-giochi obbligatori e opzionali che, per grafica e stile di gioco, paiono usciti proprio da Yars’ Revenge. Un mix tra vecchio e nuovo potenzialmente interessante che colpisce fin dai primi istanti di gioco per la cura della grafica (soprattutto nelle animazioni della protagonista) ma che, come vedremo, non è riuscito a esaltarmi in modo particolare.


Nei panni della giovane hacker Emi Kimura, dobbiamo scoprire gli oscuri segreti della solita malvagia multinazionale (Qotech), che nei suoi laboratori sotterranei (ma non solo) nasconde un segreto dalle conseguenze catastrofiche per l’umanità. La trama, narrata con schermate fisse in stile manga, non è nulla di speciale e anche i PNG che interagiscono a voce con Emi nel corso del gioco non dicono granché. Se non altro, capire cosa c’è dietro il legame tra Emi e la Qotech (potevano mancare i flashback?) basta per arrivare fino alla fine con un minimo di curiosità, ma a parte questo Yars Rising è tutto tranne che un gioco dalla narrativa forte o memorabile.

Venendo al gameplay, WayForward ha realizzato un metroidvania dove si spara parecchio ma non solo, visto che anche l’elemento stealth è ben presente. Non potendo sconfiggere direttamente le guardie corazzate della Qotech, Emi deve infatti fare di tutto per non essere vista, pena un game over istantaneo. Uscire allo scoperto quando una guarda è girata dall’altra parte, nascondersi in un anfratto al suo passaggio e sgattaiolare nei condotti dell’aria al momento giusto sono tutte azioni che vanno a comporre una componente stealth molto basilare e, alla lunga, anche un po’ stancante.

Potenziamenti per tutti i gusti

Ci sono poi laser da evitare, piattaforme su cui saltare e da cui calarsi, nemici da sconfiggere semplicemente con la prima arma sbloccata e, ovviamente (trattandosi di un metroidvania) un bel po' di esplorazione, con ostacoli inizialmente insuperabili ai quali bisogna tornare in un secondo tempo dopo aver trovato il gadget che li sblocca. Emi, risolvendo alcuni dei mini-giochi di cui parlavo prima, può infatti ottenere una decina di power-up sia per attaccare e distruggere ostacoli e pareti (ma c’è anche un drone per utilizzare speciali piattaforme), sia per muoversi con più agilità (saltare sulle pareti verticali, muoversi sull’acqua, alzarsi in volo per qualche secondo).

Ognuno di questi potenziamenti serve per sbloccare sezioni dei livelli altrimenti insuperabili e ciò significa anche tornare in certi punti della mappa per abbattere con un missile una parete rinforzata, superare una sezione allagata o arrivare a punti soprelevati che solo mezz’ora prima non si sapeva come raggiungere. Purtroppo, la mappa del gioco è una delle meno chiare e più confuse che mi sia trovato di fronte in un metroidvania ed è un bene che i livelli non siano enormi (non aspettatevi un Hollow Knight insomma). Alla fine, infatti, me la sono cavata senza ricorrere alla mappa usando semplicemente un po’ di memoria, ma altri potrebbero non riuscire a fare altrettanto, anche perché la ripetitività delle location (almeno fino a quando non si esce all’esterno) è tale da confondere il giocatore meno attento.

Il boss in stile mecha è anche il primo vero ostacolo del gioco.

Esistono poi dei potenziamenti secondari (e passivi) da sbloccare sempre tramite i mini-giochi e da inserire in una schermata in stile Tetris a seconda della loro forma. Qui c’è anche un piccolo risvolto tattico, nel senso che più si va avanti nel gioco e più si sbloccano questi power-up, più la schermata si riempie e, arrivati a un certo punto, bisogna scegliere quali potenziamenti mantenere, quali togliere provvisoriamente e quali inserire. Non è una scelta da poco visto che parliamo di power-up importanti come l’aumento della salute, dei proiettili trasportabili, del loot dei nemici uccisi, della velocità di movimento, dei danni delle armi e il miglioramento degli altri gadget.

Si torna nel 1982

Parliamo di circa una cinquantina di potenziamenti tra primari/attivi e secondari/passivi e, da questo punto di vista, Yars Rising risulta un titolo completo e con diverse idee carine che portano la protagonista a diventare una discreta macchina da guerra. Venendo invece ai mini-giochi a tempo in stile Yars’ Revenge, da un lato li ho apprezzati, ma da metà gioco in poi ho iniziato a trovarli un po’ tediosi e ripetitivi. Immaginate di essere improvvisamente catapultati nella schermata di un gioco per Atari 2600 e di controllare un piccolo alieno volante con lo scopo di distruggere navicelle nemiche, “rosicchiare” le difese del bersaglio principale (chiamato Qotile) e distruggerlo con un missile.


Un canovaccio di base che dà però vita a decine di varianti, ognuna con un obiettivo specifico ben spiegato nella parte inferiore della schermata. Devo ammettere che non mi sarei aspettato una simile quantità di mini-giochi basati su un concept così limitato di oltre 40 anni fa, ma è anche per questo che dopo 20-30 sessioni in stile Atari 2600 questi iniziano un po’ a stancare. Non perché siano particolarmente difficili o penalizzanti (se si perde, la salute di Emi cala del 5%), ma perché a un certo punto diventano più una palla al piede che non un motivo di divertimento.

Non a caso, il gioco permette di facilitare queste sezioni rendendo il nostro piccolo alieno invincibile, ma anche se ero tentato di sfruttare questo aiuto non ho ceduto. Inoltre, non è obbligatorio fare tutti i mini-giochi. Se infatti alcuni servono per ottenere i gadget principali e sbloccare passaggi e ascensori (e sono quindi necessari per proseguire), quelli per ottenere i potenziamenti passivi sono opzionali, anche se alla fine consiglio di farne il più possibile per potenziare Emi al massimo e affrontare i boss di fine livello (unico vero picco di difficoltà del gioco) al meglio delle possibilità.

Quando manca l'entusiasmo...

Tra l’altro, per sbloccare questi potenziamenti bisogna arrivare in sezioni un po’ nascoste e ciò spinge a esplorare la mappa in lungo e in largo, accrescendo una longevità altrimenti non elevatissima (mettete in conto 6-7 ore), anche per un livello di difficoltà leggermente inferiore agli standard di un metroidvania (e vi parla uno che per sfinimento si è fermato a metà Hollow Knight).

Bentornati al 1982...

Il vero problema di Yars Rising, che rimane comunque un’esperienza piacevole e adatta anche ai meno avvezzi al genere, è che non fa nulla di particolarmente notevole. Il level-design è piuttosto elementare e privo di guizzi, la maggior parte delle ambientazioni anonima, i nemici non colpiscono granché come design o attacchi e le sezioni stealth, come già detto, tendono a farsi ripetitive dopo un po’.

Non c’è insomma nulla, a parte le animazioni di Emi, l’impatto grafico generale e una certa eleganza nella colonna sonora di stampo j-pop (ma non solo), che mi abbia fatto sussultare o esclamare un bel “Wow!” convinto. Stessa sensazione che ho provato in parte anche con gli altri titoli di WayForward a cui ho giocato (il mio preferito rimane River City Girls), anche se la dicotomia “vecchio-nuovo” potrebbe far guadagnare al gioco mezzo voto in più agli occhi dei giocatori più nostalgici. A me, però, non ha fatto lo stesso effetto.

Verdetto

Yars Rising si presenta come un metroidvania che tenta di unire vecchio e nuovo, con tanto di decine di omaggi in stile Atari 2600 al classico Yars' Revenge del 1982 che rappresentano un po’ l’elemento distintivo del gioco. Nonostante una grafica curata e alcune idee interessanti, questa nuova fatica di WayForward soffre però di un level design fin troppo basilare, di ambientazioni per lo più anonime e di sezioni stealth alla lunga ripetitive. Ne esce un'esperienza piacevole e accessibile da quasi tutti ma priva di elementi davvero memorabili, capace solo in pochi tratti di ritagliarsi con convinzione e personalità un proprio spazio nel panorama dei metroidvania odierni.

In questo articolo

Yars Rising

WayForward Technologies
  • Piattaforma
  • ARCADE

Yars Rising - La recensione

6.5
Sufficiente
Yars Rising fonde metroidvania e mini-game in stile Atari 2600 con risultati altalenanti. Grafica accattivante e tributi nostalgici non compensano un level design basilare e meccaniche ripetitive, con il risultato di un gioco più che sufficiente che si dimentica presto.
Yars Rising